MAROCCO - 1° PARTE: Rabat, Meknès e Fès

Non serve andare troppo lontano per essere catapultati in un’altra dimensione, in un vortice di volti, storie, immagini, paesaggi, suggestioni.
A sole tre ore e mezza d’aereo, oltre lo stretto di Gibilterra, lì dove comincia l’Africa, si apre un paese che è stato per me una vera e propria sorpresa: il Marocco.

Non so bene come ci siamo arrivati qui, dato che nella mia lista dei viaggi dei desideri il Marocco non ha mai occupato uno dei primi posti. Ma una coppia di amici ci ha fatto questa proposta e senza pensarci troppo abbiamo detto… Perché no? E così siamo partiti a fine settembre dopo una lunghissima estate senza viaggi, senza troppe aspettative, ma con una voglia matta di staccare la mente e il cuore da casa.

Il Marocco ci ha travolto fin dal primo giorno e non ci ha mollato un attimo, trascinandoci da una tappa all’altra regalandoci un’esperienza di viaggio davvero incredibile ed indimenticabile.
Di questo paese ci sono molte cose che non scorderò, ma ciò che mi resterà più impresso saranno sicuramente i volti di tutte le persone che ci hanno accolto e sorriso, che hanno condiviso con noi le loro storie di vita, spesso pazzesche ed impensabili per noi europei “privilegiati”.
E non sono forse le persone a rendere un viaggio degno di questo nome?


***

ORGANIZZAZIONE DEL VIAGGIO

📌 Scelta dell’itinerario.

Per questo viaggio abbiamo organizzato tutto in autonomia, dai voli al noleggio auto. Ci siamo fidati nonostante i diversi pareri discordanti e alla fine devo dire che è andato tutto fin troppo bene.

Nonostante possa sembrare un paese piccolo, il Marocco ha davvero tantissimo da offrire. Città, mare, deserto e addirittura montagne, anche oltre i 4000m! Non è stato semplice quindi redigere un itinerario per i nostri dieci giorni nel Maghreb. Alla fine abbiamo deciso di circoscrivere il nostro viaggio all’area da Fès (al nord) fino a Marrakech (al centro-sud), con diverse tappe intermedie.

Ci sono diverse opzioni di volo dall’Italia per il Marocco e probabilmente la scelta migliore per un viaggio itinerante come il nostro è atterrare al punto A (nel nostro caso Fès) e rientrare dal punto B (Marrakech).

Abbiamo dovuto fare più di qualche scelta, rinunciando ad alcune tappe come la famosissima città blu, Chefchaouen, dedicando qualche giorno in più al cuore del Marocco: Fès, Merzouga, Ouarzazate e Marrakech. L’auto è stata preziosa e ci ha permesso di girare comodamente da una tappa all’altra, con tragitti a volte lunghi anche diverse ore.

Qui sotto troverete nel dettaglio tutto il nostro itinerario:


🚗 Noleggio auto: sì o no?

Non vi dirò quanto terrorismo psicologico abbiamo sopportato prima di partire per la scelta di noleggiare l’auto. “Ma siete matti, vi rapineranno, vi fermeranno un sacco di volte, AIUTO!” 😱
E’ stato tutto immotivato. Non escludo che potremmo aver avuto un’esperienza particolarmente fortunata, ma mi sento di consigliare senza grossi problemi il noleggio auto in Marocco.
Noi abbiamo affittato un furgoncino Caddy tramite Europcar (570€ per sette giorni, ritirato all’aeroporto di Fès e restituito a Marrakech) e non abbiamo avuto particolari difficoltà. Le strade sono quasi ovunque in ottime condizioni, con corsie ampie e spaziose (senza offesa, ma la Sicilia se le sogna delle strade così!). Alcuni tratti sono a pagamento, ma nulla di troppo costoso rispetto all’Italia.

In ogni caso c’è un mantra da osservare lungo le strade marocchine: non bisogna violare alcuna norma stradale. Appostati ad ogni angolo, anche il più remoto, ci sono poliziotti in borghese pronti a fotografare ogni vostra infrazione. L’importante comunque è rallentare e fermarsi a qualsiasi posto di blocco (anche se non vedete la paletta alzata), ascoltando con rispetto le forze dell’ordine anche quando sembrerà palese vogliano solo recuperare qualche “mancetta” da voi. Chissà, con un po’ di sana contrattazione ne uscirete indenni com’è successo a noi. 😉

Ricordatevi comunque tre regole fondamentali:

- Il limite di velocità in centro città è di 60 km/h;
- Su superstrade e autostrade è di 120 km/h;
- Non superate con la linea continua, nemmeno se siete in mezzo al nulla!

👜 Quando partire e cosa mettere in valigia.

Molto dipende da quale itinerario sceglierete, ma per i tour un po’ più classici (come il nostro) il periodo migliore per partire è la primavera o l’autunno, quando le temperature nelle città e nelle zone pianeggianti sono più tollerabili rispetto al caldo torrido dell’estate. Come vi accennavo il Marocco presenta anche diversi rilievi montuosi, per cui se doveste prevedere delle tappe qui il consiglio è di arrivare attrezzati (sia d’inverno, per temperature rigide, che nelle altre stagioni, dato l’eventuale sbalzo termico).

Noi siamo partiti a fine settembre, e in alcuni momenti abbiamo dovuto far fronte a temperature molto elevate (anche 35/36°). Nei centri città in realtà il caldo è incredibilmente tollerabile, grazie all’ombra creata dagli alti palazzi in pietra e l’intricata rete di stradine delle medine. Inoltre, si tratta di un caldo secco e voi lo sapete… Il problema non è tanto il caldo, quanto l’umidità. 😁

Ecco la lista di cos’abbiamo messo in valigia per il nostro viaggio:

- Indumenti leggeri e traspiranti (t-shirt, camicie in lino, gonne, pantaloni); il Marocco è un paese musulmano, quindi io ho preferito non portare abiti o pantaloncini troppo corti, per rispetto della cultura locale. Ho notato però che tanti occidentali vestivano tranquillamente abiti un po’ più “scollati”, quindi immagino che il flusso di turisti sempre maggiore negli ultimi anni abbia spinto i locali ad accettare con più serenità questi diversi usi;
- Scarpe comode (da ginnastica) e sandali;
- Costume (spesso i riad dispongono di piscine);
- Protezione solare alta e berretto;
- Antizecche (se prevedete giri in dromedario) e antizanzare;
- Medicine, soprattutto fermenti lattici e antidiarroici (a me hanno salvato la vita onestamente!)

Facoltativi:

- Snack (io ho una vera e propria ossessione, però devo dire che nei tragitti lunghi in macchina qualche crackers e barretta ci ha salvati perché non c’erano molti posti in cui fermarsi);
- Contanti, anche se nelle città più grandi e negli aeroporti troverete sportelli per prelevare.

Se doveste fare diversi cambi alloggi come noi, vi consiglio di non portare valigie troppo grandi e ingombranti: non sono comodissime da trasportare lungo le vie strette e i sampietrini della medina. Trolley da 10 kg e zaini sono sufficienti, data la tipologia di vestiario da portare con voi.

GIORNO 1: ATTERRATI IN MAROCCO!

Il 28 settembre alle 13.30 circa, siamo atterati a Fès dopo un volo Ryanair di circa tre ore e mezza da Bergamo.
Una volta in aeroporto abbiamo superato la lunga fila ai controlli passaporto, prelevato e cambiato qualche euro, per poi dirigerci verso l’ufficio di Europcar e recuperare il nostro fedele Caddy. In Marocco il pos non è ancora molto diffuso, quindi vi consiglio di avere sempre dei contanti con voi e di prelevare al primo ATM utile.

La prima tappa del nostro soggiorno marocchino è stata Rabat, a circa due ore e mezza da Fès. Può sembrare un po’ illogico come spostamento, ma dato il nostro fitto itinerario abbiamo pensato di fare una prima piccola deviazione per visitare la capitale, per poi rientrare verso Fès e l’entroterra, proseguendo quindi verso il deserto e Marrakech.

Secondo me è stata un’ottima scelta partire da Rabat, considerabile un buon anello di congiunzione tra l’Europa e il Maghreb. In effetti strizza molto l’occhio ad altre città europee, proponendosi quasi come “vetrina”, con servizi, pulizia e ordine che non si trovano allo stesso modo in altre città marocchine. Se per voi è la prima volta nel continente africano, partire dalla capitale può aiutarvi ad acclimatarvi a modi di vivere, igiene e costumi un po’ diversi dai nostri.

Proprio a Rabat siamo stati battezzati all’incredibile pratica dei parcheggiatori abusivi; dopo aver girato parecchio senza trovare parcheggio, un signore con la sua giacchetta catarifrangente ci ha adocchiati e ci ha fatto parcheggiare al posto di un'auto che era lì con il solo scopo di tenerlo occupato per un papabile cliente. Ci ha chiesto 30 dirham per lasciare l’auto lì fino al giorno dopo, e anche se inizialmente ci è sembrato assurdo pagare qualcuno per occupare un parcheggio libero, alla fine lo abbiamo fatto volentieri; per queste persone è un modo per guadagnarsi da vivere e sinceramente lo fanno anche con una certa gentilezza e simpatia.

A Rabat abbiamo soggiornato al Riad Marhaba, nel cuore della Medina, dove le adorabili proprietarie e la loro gatta Rosa ci hanno accolto con il tradizionale tè marocchino. Essendo ex protettorato francese, i marocchini parlano più fluentemente il francese che l’inglese, anche se nell’ultimo periodo grazie ai numerosi turisti è possibile trovare chi parla anche inglese o addirittura spagnolo e italiano. Io parlo il francese, quindi spesso, come anche a Rabat, mi sono trovata a fare da interprete per i miei compagni di viaggio non francofoni.
Nonostante a noi sia capitata la stanza più piccola del Riad, mi è molto piaciuta questa struttura, soprattutto per la meravigliosa terrazza e per la gentilezza delle host.

Dopo esserci sistemati in riad, nel tardo pomeriggio siamo usciti per fare una prima passeggiata nella capitale. Passando per la via dei souk (che possiamo tradurre semplicisticamente come “mercati”), siamo arrivati in uno dei luoghi simboli della città: la Kasbah degli Oudaia, l’imponente cittadella che dà sulle rive dellOued Bou Regreg e qui ci siamo goduti un meraviglioso tramonto sulle acque del fiume.


Per cena ci siamo fermati in uno dei ristoranti che avevamo adocchiato prima di partire, il Dar Zhaki; a viaggio finito posso dire serenamente che è stato il migliore in cui abbiamo mangiato. Un po’ più caro rispetto alla media marocchina, ma davvero ottimo: abbiamo condiviso un po’ di piatti tipici come il cous cous di verdure, un tajin di pollo al limone e uno di manzo, prugne e ceci (il tajin è il tipico contenitore di coccio dove i marocchini cuociono la più parte dei loro piatti) e una pastilla (tortino di pasta filo) di spinaci e patate.


Finita la cena siamo quindi rientrati in riad e dopo una breve tappa in terrazza siamo andati a letto, pronti per un nuovo giorno.

GIORNO 2: VISITA DI RABAT, LA CAPITALE, E TAPPA A MEKNES

La mattina del nostro secondo giorno in Marocco ci siamo svegliati di soprassalto alle 5.30: “colpa” del richiamo del Muezzin, che per la prima delle cinque volte della giornata esortava i fedeli musulmani alla preghiera. Se un tempo il richiamo aveva luogo a voce viva da uno dei minareti, ora questa litania si diffonde in tutte le vie della Medina attraverso un sistema di megafoni. La prima volta è stata un po’ traumatica, ma nei giorni successivi ci siamo abituati a questi inframezzi e anzi, questa pratica ha finito per diventare preziosa e sacrale per noi che veniamo da un mondo molto più disilluso verso la religione e questo tipo di spiritualità.

Essendoci svegliati così presto ne abbiamo approfittato per vedere l’alba su Rabat dalla terrazza del nostro riad. Sempre quassù dopo un paio d’ore abbiamo fatto colazione, assaggiando alcuni dei piatti diventati iconici per noi in questo viaggio: lo msemen, il tradizionale pane sfogliato marocchino, e i baghrir, le frittelle “dai mille buchi”, generalmente accompagnati da miele o marmellata. Il tutto ovviamente accompagnato dall’immancabile tè.


Verso le nove circa abbiamo cominciato il tour della città, direzione Medina. Con questo termine ci si riferisce alla città antica, il corrispettivo del nostro centro storico possiamo dire, che si trova nella maggior parte delle città arabe. La Medina si sviluppa in un articolato di vie e stradine, generalmente pedonali, che può essere più o meno complesso a seconda della città. Considerando la trasformazione della città, la Medina di Rabat è molto meno estesa e labirintica di altre città del Marocco, in primis quella di Fès.

Il nostro tour è partito dal Marché Central, in pieno fermento mattutino con i commercianti che lo stavano ancora allestendo in compagnia dei numerosi gatti che pullulano in città.
Abbiamo quindi proseguito attraverso la maestosa porta Bab El Had e fatto tappa nei nuovi e verdissimi giardini Nouzhat Hassan.


In tarda mattinata siamo arrivati in un altro celebre monumento di Rabat: la torre di Hassan e il mausoleo di Mohamed V. La torre, alta 44m (la metà rispetto al piano originale), è quello che resta di un progetto ambiziosissimo, una maestosa moschea che però non venne mai completata. Al suo fianco il mausoleo contenente il sarcofago di Mohamed V, il primo re dello Stato moderno del Marocco, aggiunto solo qualche decennio fa al complesso.


Vi consiglio di spostarvi da un luogo all’altro a piedi, perché Rabat è una città costiera e l’aria di mare (e di fiume), nonché i suoi scorci, renderanno la vostra camminata davvero piacevole. Dopo essere usciti dal mausoleo abbiamo infatti puntato verso il lungo fiume, punteggiato da varie barchette colorate che mi hanno ricordato molto Malta e Aveiro e diversi bar dal mood decisamente internazionale. L’ultima tappa del centro città sono stati i Giardini Andalusi, dove abbiamo approfittato per fare un breve pit-stop di tè e dolci marocchini in un locale tipico (e molto economico).


Prima di lasciare Rabat ci siamo fermati alla Necropoli di Chellah, un po’ distante dal centro e che abbiamo facilmente raggiunto in auto. Il biglietto d’ingresso a questo imponente sito è di 7€, 12€ se si vuole l’audio guida. Abbiamo visitato un po’ velocemente la Necropoli (complici il caldo e la fame), ma mi è comunque piaciuta molto, soprattutto grazie alla vegetazione e agli animali che rendono queste rovine romane ed islamiche un po’ più “vive”. Una delle cose più caratteristiche di questo sito infatti sono gli enormi nidi di cicogna costruiti sopra ai vecchi minareti; proprio a fine settembre questi volatili tornano qui per depositare le uova prima di emigrare ancora una volta.


Nel primo pomeriggio abbiamo lasciato Rabat in direzione Fès. Lungo il tragitto abbiamo deciso di fare una piccola sosta in un’altra delle quattro capitali imperiali del Marocco (riuscendo così a vederle tutte): Meknès.

Devo ammettere che arrivare qui dopo un giorno nella capitale è stato un po’ traumatico. Meknès non è un grande centro turistico, e la vita qui procede in maniera molto autentica, forse anche più che a Fès. Dopo aver constatato che la maestosa porta di Bab Mansour -l’attrattiva principale della città- fosse coperta e chiusa per lavori, ci siamo addentrati nella via dei souk, ragione del nostro “shock” culturale. Ovviamente il mio è un parere personale, ma vedere tartarughe, galline e altri animali chiusi in gabbie piccolissime, e banconi sopra cui penzolavano innumerevoli carcasse di animali, non mi ha fatto molto piacere. La passeggiata quindi è stata veloce e furtiva, e dopo una tappa cibo nella piazza principale, Place el Hedime, siamo ripartiti alla volta di Fès a circa un’ora di distanza in auto.


Dopo aver lasciato l’auto in un comodo e ampio parcheggio a pagamento proprio a fianco alla Medina di Fès (Parking Ain Zletin), ci siamo diretti verso il nostro riad. Su Booking.com avevamo prenotato al Sekaya, ma per problemi vari, siamo stati trasferiti al Riad Qamar alle stesse condizioni economiche. Rispetto a quello di Rabat, la struttura era un po’ meno “affascinante”, ma comunque tipica ed ampia, così come le nostre stanze. Anche in questo riad abbiamo sperimentato la profonda ospitalità del popolo marocchino, che in questo tipo di strutture ha come scopo principale farti sentire come a casa. Qui abbiamo conosciuto Ahmed, un simpatico ragazzo proveniente da Merzouga che ci ha trattato quasi come degli amici - anche per questo che gli abbiamo perdonato una non proprio spiccata reattività e un po’ di lentezza nel servizio. 😏

Arrivati stanchi all’ora di cena, al Riad Qamar ci hanno dato la possibilità di mangiare direttamente lì. La cuoca della struttura ci ha preparato un tradizionalissimo cous cous di pollo e verdure, che abbiamo condiviso tutti insieme. Prima di cena sempre tramite gli host abbiamo prenotato anche una guida per la visita di Fès l’indomani mattina. La Medina di Fès è molto più complicata di quella di Rabat e Marrakech: un intreccio di più di diecimila strade che si snodano più o meno senza logica tra un angolo e l’altro; pertanto senza guida è piuttosto difficile orientarsi. Avendo solo una giornata intera da passare a Fès abbiamo preferito andare sul sicuro e prenotare così una visita guidata.

GIORNO 3: TOUR DI FES, L’ANTICA CAPITALE IMPERIALE

Alle 9.30 del terzo giorno è venuto a recuperarci al riad Kamal, la nostra guida per la giornata. Un gran personaggio lui: con la sua camicia a fiori, l’occhiale stiloso e la sedicente nobiltà ci ha portati per tutto il giorno in giro per la città. Il costo della visita guidata (che doveva essere di 5 ore, ma in realtà si è protratta per 7) è stata di 600 dirham per quattro persone, quindi circa 15€ a testa.

Insieme a Kamal dovremmo essere riusciti a vedere più o meno tutti i punti nevralgici di Fès, anche se devo essere sincera: avrebbe potuto portarci ovunque e non ci saremmo potuto orientare comunque in questo vortice di strade, cose e persone che è Fès. 😁

Ecco le tappe del tour che ci ha proposto Kamal:

🌳Museo Nejjarine: il museo del legno, materiale di estrema importanza per il popolo marocchino (ingresso: 20 dirham) – se non avete molto tempo a Fès è una tappa decisamente sacrificabile. 😊


🐑 Souk di tappeti: a Fès ci sono tantissimi souk e i quartieri sono spesso definiti per la tipologia di merce venduta. Kamal ci ha portato in questo enorme souk di tappeti, dove vengono venduti i lavori di una cooperativa di sole sarte. È stata una bella esperienza essere accolti con entusiasmo e con il tipico tè, con qualcuno disponibile a spiegarci i segreti di quest’arte che in Marocco viene portata avanti principalmente dalle donne, cosicché possano restare in casa per lavorare (ahimé). Ci siamo sentiti un po’ sotto pressione solo alla fine della visita, sapendo che Kamal ci avesse portato lì sperando che comprassimo qualcosa da quelli che probabilmente erano suoi conoscenti, ma uscendo invece a mani vuote. I tappeti sono davvero bellissimi ed essendo fatti a mano non hanno un costo irrisorio, ma al di là del prezzo non ne avremmo comunque comprati per lo stile che non si addice molto bene alle nostre case.


🎨Tannerie Chouwara (concerie): all’ingresso di uno dei luoghi simbolo di Fès, dei signori ti accolgono con dei rametti di menta. Lì per lì non ne comprendi il motivo e anzi, non vorresti accettarli temendo chissà quale inganno. Ma una volta salite le scale e arrivati alla terrazza delle concerie tutto diventa chiaro: la menta serve a coprire il fortissimo odore che si sprigiona dalle enormi vasche dove vengono lavorate e colorate le pelli di mucca e dromedario. Metto le mani avanti: io non amo l’idea di indossare la pelle vera, quindi pur comprendendo la qualità e la morbidezza di questo materiale, non sono riuscita ad apprezzare tutto pienamente. Però è un’esperienza da provare, soprattutto quella di vedere questi uomini che da generazioni lavorano la pelle in modo così tradizionale. All’interno delle concerie avrete la possibilità di acquistare moltissimi oggetti (borse, giacche, cinture, scarpe) e contrattando riuscirete ad ottenere anche dei buonissimi prezzi. Uno dei ragazzi che lavorava nelle concerie ci ha fatto un excursus su come funziona il processo e ci ha permesso anche di salire all’ultimo piano, per mostrarci una delle caratteristiche non solo dei tetti di Fès ma di molte altre città marocchine: le parabole. Ce ne sono davvero tantissime, è allucinante. In Marocco infatti ci sono solo due o tre canali televisivi visibili senza, quindi tutte le famiglie hanno una o più parabole sui loro tetti.


👗Souk tessile: in questo souk, specializzato nella vendita di tessuti (foulard, teli, copriletto, etc.), abbiamo fatto i nostri primi acquisti, assistendo prima alla dimostrazione di uno dei sarti che con il suo ampio telaio stava lavorando fili di cotone e cactus.
Non siamo potuti uscire dal negozio senza i nostri copricapo tuareg da indossare i giorni successivi nel deserto: per fortuna il proprietario si è offerto di spiegarci anche come indossarli. Anche in questo caso, i prezzi erano un po’ più cari di quanto mi aspettassi, però per la qualità del prodotto (e per non essere troppo tirchi 😁) abbiamo ceduto.
In generale la cosa bella che abbiamo notato in Marocco è che i commercianti non sono insistenti: mostrano i loro prodotti, provano a venderti quello che possono, ma se ti vedono in difficoltà o disinteressato non insistono oltre.


Dopo aver fatto una breve tappa in un altro souk di antiquariato (che è stata la pausa bagno di Kamal praticamente 😂), ci ha portati a pranzo al Dar Chadia, un ristorante abbastanza turistico ma in cui comunque abbiamo mangiato bene.

💅 Nel pomeriggio abbiamo ripreso la nostra visita passando per un altro souk, stavolta di cosmetici e spezie. Anche qui il personale è stato carinissimo e assolutamente non insistente: dopo una breve spiegazione di qualche prodotto (come le proprietà rinfrescanti dell’eucalipto e il mix di spezie per il cous cous), ci hanno lasciato girare e acquistare quello che desideravamo. Vi consiglio di portare a casa con voi le spezie che più vi piacciono, mentre per quanto riguarda i cosmetici fate attenzione perché spesso vendono prodotti “di serie” con liste ingredienti non così naturali, tutte cose che potete trovare anche in Italia a prezzi più modici.


🏰 L’ultima tappa del nostro tour con Kamal è stata la Medersa Attarine, un’ex scuola coranica a cui si accede tramite un bel cortile adornato con le tipiche piastrelle zellij, colonne di marmo e archi in legno intagliati. È possibile visitare anche i piani superiori, occupati da quelle che un tempo erano proprio le piccole stanze degli studenti della scuola.


Prima di lasciarci, Kamal ci ha mostrato solo dall’esterno l’Università Al-Qarawiyyin, l’università più antica del mondo ancora oggi in funzione.

Dopo esserci fermati a comprare datteri e frutta secca per il viaggio del giorno dopo (serve pur qualcosa da sgranocchiare in 7 ore di auto!), abbiamo salutato la nostra guida e fatto un’ultima sosta prima di cena: le Tombe Merinidi, situate su una collina da cui si ha una vista bellissima di Fès dall’alto. In realtà delle tombe non è rimasto molto, e quello che è rimasto è lasciato un pochino a se stesso, ma merita comunque di fermarsi, magari poco prima del tramonto per ammirare il paesaggio e ascoltare gli echi della preghiera del Muezzin elevarsi e diffondersi a macchia d’olio sopra tutta la città.


Per cena, abbiamo fatto un’ultima passeggiata lungo tutta la medina di Fès arrivando fino all’ingresso ad ovest, la maestosa porta Bab Boujloud, una delle quattro della città. Proprio qui vicino abbiamo cenato, al Mom’s Touch, un locale molto carino dal carattere più internazionale.

GIORNO 4: ON THE ROAD! 
VIAGGIO FINO AL DESERTO DI MERZOUGA

Dato il lungo viaggio che ci attendeva, di buon mattino ci siamo rimessi in macchina. Destinazione: il deserto. Il viaggio da Fès a Merzouga è di circa 470 km e si districa tra paesaggi davvero diversi tra loro.

Si passa per Ifrane, la “piccola Svizzera” del Marocco, un posto anomalo che non ha senso di trovarsi qui. Una cittadina verde nel Medio Atlante, che d’inverno si trasforma addirittura in località sciistica. Sì, avete capito bene! 😱


Ad Ifrane si trovano inoltre distese di fitte foreste, habitat delle tenerissime scimmie bertucce. Pensavamo di fare tappa nel Parco Nazionale per vederle, ma già lungo la strada abbiamo trovato un gruppetto di scimmie e ci siamo fermati. Qui abbiamo poi constatato che alcuni ragazzi le attraevano grazie a dei sacchetti ricolmi di pomodorini, per poi richiamare i turisti a fare lo stesso in cambio di qualche dirham. A me dispiace vedere certe scene di “sfruttamento” degli animali, ma è anche vero che in questo caso le bertucce sono nel loro habitat e stanno bene, e che questo è un modo come tanti altri con cui i marocchini provano a guadagnarsi la giornata.


Dopo questa tappa intermedia abbiamo proseguito il nostro viaggio, passando per la spettacolare Valle del Ziz, che con le sue gole e le sue pareti rocciose vi offrirà dei panorami davvero incredibili.


Proprio nel tragitto Fès-Merzouga, siamo stati fermati per la prima (ma non ultima) volta dalla polizia; come vi dicevo, in Marocco hanno dei metodi scaltrissimi per controllare i guidatori, tanto che quando ci hanno mostrato la foto della nostra auto che superava con linea continua 7 km prima, siamo rimasti senza parole. Una foto, da un telefono! Ormai comunque è risaputo che qui la polizia ferma spesso soprattutto i turisti, per ricavarne qualche soldo, quindi viaggiate con contanti (non troppi) in modo da poter contrattare sull’importo quando vi chiederanno di pagare una o più multe per regole che avete infranto. L’importante è restare calmi ed essere rispettosi, in pochi minuti vi lasceranno andare.

Nel pomeriggio siamo infine arrivati a Merzouga, alle porte del deserto del Sahara. Ci sono diverse strutture alberghiere in questa zona, che offrono sistemazione in loco ed escursione nel deserto su dromedari o quad, con eventuale notte in tenda. Noi abbiamo scelto l’Auberge du Sud, una coccola che ci siamo voluti regalare spendendo un pochino di più rispetto al resto degli alloggi che abbiamo selezionato (anche se comunque non abbiamo speso tantissimo considerando i servizi che ci hanno offerto). Devo dire che dal sito sembrava molto più fancy di quanto poi alla fine sia stato, soprattutto in termini di cibo e aree comuni; ma è comunque una struttura suggestiva, con una piccola piscina e degli archi che si aprono in modo spettacolare proprio sulle dune nel deserto.


***

E così si è conclusa la prima parte del mio viaggio in Marocco! 💞
Se volete saperne di più su escursioni nel deserto, Ait-Ben-Haddou e Marrakech CLICCATE QUI per la seconda parte del viaggio

Commenti

Post più popolari