MAROCCO - 2° PARTE : dal deserto a Marrakech

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GIORNO 5: ESCURSIONE SUI DROMEDARI E NOTTE IN TENDA

Nonostante la mia strenua opposizione sia all’escursione in dromedario che in quad (per motivi diversi 🙈), alla fine ho dovuto cedere su almeno una delle due cose per il bene dei miei compagni di viaggio e così mi sono arresa all’idea dei dromedari.
L’escursione prevedeva partenza con i dromedari verso le 17, tappa sulle dune per vedere il tramonto e ripartenza sui dromedari per raggiungere il campo tende e passare lì la notte.

Per salvaguardare l’habitat, i campi tenda non vengono più realizzati troppo all’interno del deserto, ma più in prossimità del confine. In ogni caso una volta addentratisi farete fatica ad accorgervi della differenza: la sabbia vi circonderà da ogni parte comunque.

Dato che l’escursione era prevista nel pomeriggio, abbiamo avuto quasi un’intera giornata a disposizione per riposarci. Al mattino abbiamo fatto un bagno in piscina, anche se in tarda mattinata ci siamo dovuti rifugiare in camera per via del forte caldo e sole.

Verso le cinque ci siamo fatti trovare nella hall dell’albergo come da indicazioni del personale, con i nostri turbanti e i nostri zaini (i bagagli vengono trasportati direttamente nel campo tende) e siamo stati accompagnati verso i nostri dromedari.


Faccio una premessa: a me non piace l’idea di cavalcare gli animali. Non sono mai andata a cavallo e l’idea di farmi trasportare da questi poveri animali mi mette davvero a disagio. Stessa identica cosa vale per i dromedari. Come potrete immaginare quindi sono partita con la mia buona dose di dubbi e questo ha influito sulla qualità della mia escursione. E devo dirvi la verità...Non ho cambiato idea: le cavalcate continuano a non fare per me. 😅
In ogni caso l’escursione non è cominciata nel migliore dei modi; quando mi sono avvicinata al dromedario, il poverino ha iniziato a bramire scocciato e questo non ha fatto altro che alimentare il mio disagio. Per fortuna il beduino (che ne avrà viste a centinaia di persone disagiate come me!) con calma e nonchalance è riuscito a farmi salire lo stesso e così siamo partiti.


L’escursione è stata davvero un’altalena di emozioni, sia per il mio evidente disagio sui dromedari😂ma soprattutto per la bellezza del panorama intorno a noi. In Perù avevamo già visto il deserto di Paracas e l’Oasi di Huacachina, eppure il deserto del Sahara mi è sembrato incredibilmente diverso: i colori, la sabbia, come il sole si rifletteva intorno a noi e infine com’è calato oltre la linea dell’orizzonte. Tutto questo ha contribuito a diminuire il mio livello di pazzia quando ad un certo punto il mio dromedario e quello di mio marito si sono slegati dagli altri e hanno cominciato a vagare per conto loro. 😅



Dopo aver visto tramontare il sole oltre le dune, il beduino ci ha fatto (ahimé) risalire a bordo dei dromedari e ci ha condotti al campo tende.


Non avevamo un’idea ben precisa di come sarebbe stato, ma siamo rimasti shoccati da quanto lontano fosse da un normale campeggio: le tende in realtà sono fisse, con tanto di pannello/porta con cui si accede a delle stanze ampie, dotate di doccia e climatizzatore. Immaginavamo non sarebbe stata una sistemazione spartana visto com’era l’Auberge du Sud, ma non ci aspettavamo una cosa così “lussuosa”.
Al centro del campo tende una postazione falò, dove gli ospiti boomer hanno ballato e cantato dopo cena, e la sala dove abbiamo cenato e fatto colazione a buffet.

Prima di andare a dormire non potevamo esimerci dal passare un po’ di tempo sulle dune, con il naso all’insù a guardare la notte stellata sopra di noi (anche se purtroppo nel punto in cui eravamo c’era comunque un po’ di inquinamento luminoso).

GIORNO 6: VIAGGIO DAL DESERTO A OUARZAZATE

Dopo aver dormito nella nostra super tenda, verso le 7 ci siamo svegliati, abbiamo fatto colazione e in macchina (grazie a Dio! 😁) siamo tornati all’hotel per poi ripartire alla volta della meta successiva: Ouarzazate. A parte il bellissimo nome (significa infatti “senza rumore”), questa cittadina non ha di per sé molte attrattive a livello turistico, ma l’abbiamo scelta in quanto ottima tappa intermedia nel viaggio da Merzouga a Marrakech e soprattutto per la sua vicinanza alla celebre Ait-Ben-Haddou. Per raggiungere Ouarzazate da Merzouga infatti il percorso è di circa cinque ore.

Lungo il tragitto abbiamo fatto tappa nelle suggestive Gole del Dades, che abbiamo scoperto essere anche una postazione per le ferrate se siete appassionati di quest’attività.


A metà pomeriggio circa siamo arrivati a Ouarzazate e più precisamente al nostro Riad, il Rose Noire. Qui ci ha accolto una bellissima famiglia, la cui figlia maggiore ci ha mostrato le camere della struttura e spiegato cosa poter fare la nostra unica sera nella sua città.

Come vi dicevo, Ouarzazate è abbastanza piccola e il suo punto nevralgico è Place Al-Mouahidine, dove si affacciano i migliori locali della città e si concentra la vita della sua comunità. Abbiamo fatto pausa tè e poi una cena leggera in un posto proprio ai lati di questa piazza, l’Harsoub, da cui abbiamo potuto assistere anche ad un gruppo di ragazzi che cantavano e suonavano in piazza con una caratteristica chitarra artigianale.


GIORNO 7: LA MITICA CITTA’ FORTICATA, AIT-BEN-HADDOU

Dopo una bella colazione sulla terrazza del nostro Riad, con vista su Ouarzazate e il suo minareto, verso le nove siamo ripartiti alla volta di uno dei luoghi simbolo del Marocco nonché Patrimonio dell’Umanità dal 1987: Ait-Ben-Haddou


È un luogo suggestivo e bellissimo, e dopo averlo visto capisco come mai sia stato immortalato anche in film celebri, come Lawrence d’Arabia. Si tratta di un città fortificata (ormai disabitata, se non per le attività commerciali che ne occupano alcune stradine) situata sulle rive del fiume Oued Mellah, che domina l’immensa Valle Ounila. Noi purtroppo l’abbiamo visitata senza guida, che invece secondo me sarebbe un ottimo valore aggiunto in un luogo come questo. In ogni caso la visita è d’obbligo: abbiamo attraversato il lungo ponte che collega la strada alla città fortificata e ci siamo destreggiati nelle viette di ciottoli e pietra immaginando in che modo potessero vivere le persone all’interno di queste mura. Siamo infine saliti fino al punto più alto e panoramico di Ait-Ben-Haddou, per godere della splendida visuale su tutta la vallata di fronte a noi.


Poco prima di pranzo abbiamo lasciato definitivamente l’area di Ouarzazate per ripartire alla volta della nostra ultima tappa marocchina: Marrakech. Il percorso ci ha portati ad attraversare nuovamente il Medio Atlante e per pranzo abbiamo fatto tappa in una piccola area di sosta proprio nel bel mezzo degli altipiani di questa zona. I 21 gradi e il vento fresco ci hanno fatto dimenticare per un attimo di trovarci in Nord Africa. Qui abbiamo mangiato le buonissime frittatine che la proprietaria del Riad Rose Noire ci ha fatto portare via dalla colazione e abbiamo fatto amicizia con il proprietario di un piccolo negozietto di souvenir, al quale abbiamo regalato delle confezioni di brioche avanzate dal viaggio, che lui ha accolto con una gioia davvero inaspettata che ci ha semplicemente scaldato il cuore. Quanto è toccante e illuminante vedere come dei gesti così piccoli possono fare la differenza nella vita di una persona, mentre per noi spesso abituati a spreco e abbondanza potrebbero sembrare di poca importanza.


Alle 16 circa siamo infine arrivati a Marrakech, più precisamente in aeroporto dove abbiamo riconsegnato il nostro fedele Caddy, che per tutta la durata del nostro viaggio non ci ha mai deluso. Il personale del nostro alloggio ha iniziato fin da subito a dimostrare una gentilezza inaudita, facendoci trovare un transfer in aeroporto che ci ha condotti direttamente al Riad Chams, immerso nella Medina della città. Qui ci ha dato il benvenuto Khalid, che ha senza dubbio fatto la differenza durante i nostri giorni a Marrakech. Sia lui che il resto del personale si sono dimostrati fin da subito così accoglienti e cordiali da farci quasi perdere la voglia di girare la città, per restarcene invece con loro a leggere e a bere tè tutto il giorno (spoiler: è praticamente andata così!).

Nonostante la stanchezza, poco prima del tramonto siamo usciti per raggiungere la celeberrima Place Jemaa El Fna e poter sentire le preghiere del Muezzin propagarsi attraverso tutta la piazza da una delle terrazze dei tanti locali che la circondano. Noi abbiamo scelto il Café du Glacier e abbiamo scoperto che data la grande affluenza di turisti, l’accesso alla terrazza è condizionato all’acquisto di almeno una consumazione.


Marrakech ci ha fin da subito investiti (nel vero senso della parola!) con il suo caos: oltre alla marmaglia di turisti che affollano la Medina, nelle vie del centro si destreggiano anche numerosi scooter pronti a pestarti i piedi se non si sta attenti. Anche per questo motivo ho trovato Marrakech un po’ meno autentica di Fès: quasi più a misura di turista che di locals.

Comunque il suo fascino è inequivocabile, e ora comprendo come mai negli ultimi anni sia diventata meta di numerosi viaggiatori europei. Tra l’altro la Medina di Marrakech, che racchiude bellissimi esempi di architettura araba, è stata anche dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Per cena su consiglio di Khalid siamo stati al ristorante Kui-Zin, un locale davvero molto bello con una splendida terrazza e musica dal vivo. L’affabile proprietaria ci ha presentato il menù all you can eat: con circa 19€ a testa abbiamo potuto prendere qualsiasi cosa (e porzione) volessimo dal ricco menù a buffet presente. Hummus, cous cous, tajin vari, contorni, dolci: insomma tutti i piatti più tipici della cucina marocchina. Tutto davvero squisito.

GIORNO 8: VISITA DELLA “CITTA’ ROSSA”, MARRAKECH

L’ottavo giorno lo abbiamo dedicato alla visita di Marrakech, esplorando molti dei suoi siti turistici principali.

🌵 Jardin Majorelle: la prima sosta è stata ai giardini Majorelle, per i quali abbiamo prenotato in anticipo online i biglietti di ingresso data l’importante affluenza di turisti. Il costo del biglietto (senza l’ingresso al Museo Yves Saint Laurent, da acquistare a parte) è di circa 20€, il che è non è poco e non solo per gli standard marocchini. La visita è abbastanza rapida e si destreggia tra i meravigliosi giardini botanici creati dal pittore Majorelle e riportati al vecchio splendore dallo stilista Yves Saint Laurent e il suo compagno. Due tappe intermedie interrompono il percorso: il Museo Berbero, ben curato e suggestivo, e la Love Gallery, dove spiccano alcune stampe ideate dallo stesso YSL.


🌀 Medersa Ben Youssef: la tappa successiva è stata poi questa ex scuola coranica, davvero molto bella (anche di più della Medersa Attarine di Fès), con le sue colorate piastrelle zellij e l’ampia vasca interna. L’ingresso è di 50 dirham. Una cosa che mi è piaciuta davvero molto degli edifici religiosi arabi (moschee a parte, che purtroppo non sono visitabili) è la totale assenza di sfarzo rispetto agli edifici cristiani. Secondo la religione musulmana, la divinità non può essere rappresentata in alcun modo, e così negli edifici si alternano meravigliose forme geometriche, intagli su legno, elementi architettonici vari; nessuna statua d’oro, nessun quadro o il genere di rappresentazione religiosa che troviamo sparsa in qualsiasi chiesa o luogo di culto cristiano.


🏢Palazzo Bahia: prima di pranzo, alle 12.30, abbiamo fatto tappa nel “palazzo delle meraviglie” (questo il significato del suo nome), il cui ingresso costa 100 dirham. Si tratta dell’ex residenza del gran visir Moussa e ho molto apprezzato i giardini esterni e il grande patio riccamente piastrellato. Purtroppo la grande folla di turisti (e la fame 😁) ci hanno un po’ rovinato la visita, a cui quindi forse non abbiamo dedicato il giusto tempo.


Per pranzo avevamo selezionato un po’ di posti, tutti full di prenotazioni, e quindi abbiamo dirottato sul Dar Essalam. Un ristorante con terrazza molto bello, ma abbastanza turistico: pensate che nel bar esterno c’era un’intera parete di super alcolici, cosa impossibile da trovare nella maggior parte dei locali marocchini. Comunque abbiamo mangiato abbastanza bene, scegliendo un mix di antipasti e di tajin.

Dopo pranzo abbiamo fatto un’ultima passeggiata nella Medina e abbiamo poi deciso di prendere un taxi per tornare al nostro riad, dato che non eravamo proprio vicinissimi. Proprio da qui è cominciata l’opera di contrattazione potente che ci ha visto protagonisti per tutto il nostro soggiorno a Marrakech: in questa città si può contrattare su tutto, dal prezzo del taxi a quello di un braccialetto in un souk. Non tutti sono abili in quest’arte, ma ho scoperto un vero talento in mio marito, che quindi abbiamo sempre mandato avanti per qualsiasi acquisto volessimo fare. 😂

Dal tardo pomeriggio in poi abbiamo deciso di restare in riad, dato che eravamo abbastanza stanchi e storditi dalla caotica Medina di Marrakech. Abbiamo approfittato di queste ore di tranquillità per chiedere a Khalid di insegnarci la procedura per preparare il vero tè marocchino, ed è stato davvero bello poter vedere la preparazione di questa bevanda così importante nella routine di questo paese, per poi provare a rifarla noi stessi condividendo il nostro primo tè marocchino con Khalid e il resto del personale.

Per cena sono stati così gentili da prepararci il tavolino in terrazza, dove abbiamo potuto godere di una bellissima serata sotto le stelle, tra tajin, contorni di pomodoro e melanzane sublimi, giochi da tavolo e con la compagnia della vera padrona del riad: la gatta Khaima. 😍


GIORNO 9: SHOPPING, SHOPPING, SHOPPING! 
A ZONZO TRA I SOUK E L’ESPERIENZA IN HAMMAM

Il nostro secondo giorno a Marrakech ce lo siamo goduto con una certa calma, senza un vero e proprio programma. L’unico impegno pianificato della giornata è stato il trattamento in hammam, che io e la ragazza dell’altra coppia abbiamo voluto provare nel pomeriggio dato che il Riad Chams metteva a disposizione quest’esperienza.

In mattinata ci siamo dedicati ad uno shopping intenso e compulsivo tra i centinaia di souk di Marrakech, per accaparrarci souvenir e ricordi da portare a casa con noi. Qui troverete davvero di TUTTO: pensate ad un oggetto, e qui lo venderanno. Abbigliamento, ceramiche, metalli, oggetti di legno, cosmetici, stampe, ripeto...di tutto. Ad un certo punto davvero pensavo mi sarei portata a casa mezza Marrakech per l’andazzo che ho preso! 😅


Per pranzo abbiamo vissuto un’esperienza mistica nel ristorante Cuisine de Terroir, in prossimità di Place Jemaa El Fna. Il locale è un po’ old style ma tipico, e si mangia bene. Il proprietario però è il vero personaggio: quando ci siamo seduti abbiamo cominciato a sentire gli occhi bruciare e lacrimare, e quando gli abbiamo chiesto se ci fosse qualcosa di strano nell’aria ci ha risposto: “Eh sì, stiamo tagliando la cipolla che ci serve per tutta la giornata! Ma non vi preoccupate, la cipolla è un toccasana per gli occhi irritati, chiedete anche al Dr. Google. Se avete un problema agli occhi, ci mettete sopra della cipolla e a posto!” BEH CERTO. 😂

Dopo pranzo abbiamo deciso di dirigerci verso le Tombe Saadiane, un altro importante sito di Marrakech. Il biglietto di ingresso costa 100 dirham. Anche questo luogo mi ha conquistato per la grande “spiritualità” celata dietro ad un ambiente apparentemente spoglio e poco sfarzoso. È stata una fortuna poterle visitare senza la ressa, camminando tra le 60 tombe di marmo sparse in tutto il sito. Nessuna scritta sulle lastre: solo piastrelle e qualche intaglio. Ci siamo chiesti come facessero a ricordare di chi fossero le varie lapidi, ma probabilmente avranno avuto un loro modo che noi oggi ignoriamo. Prima di uscire va dedicato un momento al mausoleo “nascosto” che ospita le tombe dei membri più illustri della dinastia saadiana e a cui si può accedere al massimo una/due persone alla volta.


Alle 16 siamo rientrati in riad per provare l’esperienza dell’hammam, parola che identifica i complessi termali in cui musulmani sono soliti eseguire la pratica del lavaggio. A Marrakech ne potete trovare moltissimi, sia più turistici che più “autentici”. Nella pratica comunque l’hammam ricorda un bagno turco, in cui ci si dedica all’esperienza del bagno di vapore e del gommage con il tipico sapone nero. Al Riad Chams il nostro hammam era molto piccolino, sufficiente per due persone, ma è stata comunque un’esperienza rilassante, anche se a tratti bizzarra. Era da un bel po’ infatti che non venivo lavata da qualcuno, più di vent’anni direi. 😁 Dopo il bagno, ci siamo concesse anche un’oretta di massaggio. 

Per la nostra ultima cena in città abbiamo deciso di uscire trovando un posto molto carino non lontano dal nostro riad, il Brock the Kasbah; con una selezione principalmente vegetariana, ci è piaciuto perché ci ha concesso di assaggiare piatti diversi dal solito, come il mafè senegalese e degli ottimi hamburger vegani. Selezione bizzarra per Marrakech, sicuramente merito della sua proprietaria, una simpatica francese trapiantata qui.

Il giorno dopo il nostro aereo era previsto nel pomeriggio, quindi in mattinata ci siamo concessi un’ultima passeggiata per la Medina e dopo un veloce pranzo in riad il transfer ci ha portati all’aeroporto di Marrakech per rientrare a casa. 😢

***

Non definirei quello in Marocco come un viaggio "cambia-vita", ma è stato sicuramente uno di quelli che aiuta a farti cambiare prospettiva. Quando torni a casa e ti rituffi nelle giornate di sempre, una parte di te sa di potersi, e doversi, considerare fortunato per quello che ha, per non dover camminare per chilometri per arrivare a scuola, per non doversi preoccupare di non avere più acqua o più risorse. Spesso lo si dà per scontato, ma basta attraversare un mare per capire che non lo è affatto.

Non dimenticherò facilmente i sorrisi sinceri e spontanei delle persone che ho incontrato, grate alla vita per il più piccolo dono, non dimenticherò la loro volontà di condividere storie e racconti, il rispetto e la dedizione verso il turista, considerata una risorsa e non una scocciatura come in altre culture. Non dimenticherò le albe e i tramonti, i suoni delle preghiere, gli scorci su paesaggi totalmente inaspettati. 

Shkran Marocco 🌟

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