IL MIO VIAGGIO IN PERU': 1° PARTE

DALLA COSTA AD AREQUIPA, ROAD TRIP SOTTO I 3000 METRI 🌊


Andare in Perù è stato un po' come quando ti addormenti e fai un sogno bellissimo: quando ti svegli, non riesci a crederci che sia successo tutto veramente.

Definire quello in Perù solo un viaggio è riduttivo. Non è stato un viaggio, ma IL viaggio. Così tanto atteso, voluto e per poco sfumato, che quando ho finalmente messo piede sull'aereo verso Lima mi sembrava ancora tutto irreale.
Quando abbiamo pianificato il viaggio in Perù era gennaio 2020, doveva essere la nostra luna di miele. Beh... Sapete cos'è capitato di lì a poco. Il matrimonio per fortuna c'è stato nel settembre 2020, ma abbiamo dovuto aspettare tre anni prima di poter partire. Il Covid e la vita si sono messi nel mezzo. Diverse volte abbiamo pensato di rinunciare, di cambiare meta, di non partire più. Ma chissà, forse il Perù era nel nostro destino, perché proprio quando stavamo per perdere le speranze, tutto si è allineato e siamo finalmente partiti, ad aprile di quest'anno.

So già che mi dilungherò tanto, troppo, ma è impossibile racchiudere tutto quello che abbiamo visto e vissuto in questo Paese in poche righe. Ma ci proverò.


ORGANIZZAZIONE DEL VIAGGIO E ROAD MAP

☝ PERCHE' IL PERU'?

Diverse volte ci è stato chiesto come mai abbiamo scelto il Perù come meta di quello che potenzialmente potrebbe essere il viaggio più bello (e costoso) della propria vita. La risposta sta proprio qui. Se voi aveste una sola opportunità, una sola possibilità di partire senza pensare (troppo) al budget, non vorreste vedere il più possibile, il mondo intero in un solo paese? E il Perù è così: è mille paesi all'interno di uno stesso confine geografico. E' città, oceano, deserto, giungla e montagna, conserva tracce di storia millenaria, è la culla di una delle sette meraviglie del mondo. Devo aggiungere altro? 😉

👫 PARTIRE SOLI O IN GRUPPO?

Per questo viaggio, su consiglio di amici e conoscenti, abbiamo preferito appoggiarci ad un’agenzia per l’organizzazione. Il Perù infatti è un paese meraviglioso, ma è anche molto grande e povero, quindi può risultare un po’ rischioso. Noi abbiamo scelto un tour Mistral di 12 giorni, che prevedeva una partenza in gruppo e la visita delle tappe più emblematiche di questo paese, da Lima a Cuzco. Hotel, spostamenti e biglietti d’ingresso ai siti erano tutti inclusi nel pacchetto.

Ho parlato di gruppo, ma alla fine in realtà a partire con questo tour siamo stati solo io e mio marito. 😮 Come mai? In Perù tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 sono scoppiate delle terribili proteste contro il governo e in Europa hanno cominciato a sconsigliare le partenze verso Lima. Noi alla fine, tranquillizzati da agenzia e corrispondente a destino, siamo partiti comunque, e a dire la verità è stato bellissimo: arrivati in Perù la situazione era ormai rientrata e noi abbiamo potuto gustarci la maggior parte delle tappe in tranquillità, senza la ressa di persone che rende sempre tutto meno gradevole. Senza volerlo ci è stato fornito un tour esclusivo, con una guida dedicata a noi in ogni città, e questo ci ha permesso di conoscere il paese sotto mille diverse sfaccettature. Per gli spostamenti essendo soli abbiamo preso spesso mezzi di linea, ma non ci è pesato in alcun modo. Insomma, è stato tutto ben oltre ogni aspettativa!

⌚ QUANDO PARTIRE?

Il Perù si trova nell'emisfero australe, quindi le stagioni sono capovolte rispetto alle nostre. Per visitarlo è preferibile il loro inverno (la nostra estate) o le stagioni intermedie. La loro estate invece è molto piovosa, quindi meglio evitare. Noi siamo partiti in aprile (autunno in Perù) e il clima è sempre stato mite, a parte a Lima, in cui era molto caldo e umido, e l'ultimo giorno a Cuzco, in cui ha piovuto.


📌 SCELTA DELL'ITINERARIO

Per quanto riguarda l'itinerario, il nostro era organizzato dettagliatamente e prevedeva principalmente la visita del centro-sud del Perù, partendo da Lima passando per Paracas, Nazca, Arequipa, Puno e infine la Valle Sacra. Dopo esserci stati, ci siamo resi conto che le tappe da aggiungere sarebbero state moltissime altre (ad esempio il nord del paese), ma per ragioni di tempistiche e giorni a disposizione non abbiamo potuto prolungare ulteriormente il viaggio.

In un paese come il Perù la scelta dell'itinerario non è scontata e per una ragione: l'altitudine. Come forse saprete in Perù ci sono vette che raggiungono e superano i 6500m. Molti siti di importanza storica e naturalistica – il Lago Titicaca, la Raya, Machu Picchu – si trovano tra i 2500 e i 4500m, altitudini a cui non tutti possono essere abituati. Per questo in genere si cerca di far abituare i viaggiatori a poco a poco, partendo da altitudini basse e procedendo via via verso le più alte. I viaggi in autobus, sebbene più lunghi e stancanti, sono l'ideale per un migliore acclimatamento e permettono di abituarsi all'altitudine senza dover assumere farmaci.

Noi abbiamo fatto così e, nonostante un momento di defaillance sul lago Titicaca, che è stata la tappa con maggiore altitudine del nostro viaggio, per il resto l'abbiamo gestita abbastanza bene.


💉COSA FARE PRIMA DI PARTIRE

Per un viaggio di questo tipo, c'è bisogno di un minimo di preparazione prima di partire: essere consapevoli di dove si sta andando e organizzarsi di conseguenza. In questo le agenzie possono dare una mano, ma meglio informarsi anche da sé, su cosa fare a livello sanitario ad esempio, fino a che tipo di bagaglio portare.

Qualche mese prima di partire noi abbiamo preso appuntamento in un centro vaccinale convenzionato e qui, sulla base del nostro itinerario, ci hanno fatto una vera e propria consulenza fornendoci consigli utili sia a livello alimentare e comportamentale, che medico.

Condivido con voi un po' di suggerimenti:
  • Prediligete acqua confezionata per bere e lavarvi i denti, per evitare batteri non abituali che potrebbe causarvi brutti inconvenienti. 💩
  • Per la stessa ragione, cercate di evitare carne e pesce crudi.
  • Evitate il contatto con animali randagi, per scongiurare il rischio rabbia e/o ferite importanti, difficili da trattare in un paese con strutture ospedaliere non sempre disponibili.
  • Portate con voi i medicinali di cui potreste aver bisogno (tachipirina, anti-diarreotici, antibiotici per virus intestinali), per essere sicuri dell'origine e delle condizioni di conservazione.
  • Non ci sono vaccini obbligatori per chi viaggia dall'Italia al Perù, ma informatevi su quali vi mancano o potrebbero essere raccomandati. Noi ad esempio abbiamo fatto il richiamo del tetano e il vaccino per l’epatite A.
  • Per quanto riguarda il mal d'altura, esistono farmaci che agevolano l’acclimatamento, ma vengono consigliati a chi sosta per diverso tempo oltre i 4500m o a chi si sposta in aereo da 0 a 4000m e quindi subisce il dislivello d’impatto. Nel caso doveste provarne i sintomi (fatica a respirare, mal di testa, sensazione di svenimento), potrete richiedere dell’ossigeno che può aiutarvi, altrimenti non esiste altro rimedio che scendere di altitudine.
💼 Cosa mettere in valigia?

Per viaggi itineranti, con spostamenti frequenti e mezzi di trasporto pubblici e privati, bisogna viaggiare leggeri. Portate con voi solo uno zaino grande o al massimo uno zaino medio e un piccolo trolley come abbiamo fatto noi. Vi serviranno cose pratiche e abbigliamento a strati: abiti leggeri per la costa e le zone desertiche, felpe e tute per le zone di montagna. Spesso gli alberghi hanno il servizio di lavanderia, quindi avrete la possibilità di lavare in loco se necessario. Portate scarpe comode, perché tra città, deserto e montagna, dovrete camminare spesso. Non dimenticate cappellini, anti-zanzare, crema solare e occhiali da sole.

Portate zainetti o borse che potete portare a tracolla e davanti a voi, sia per ragioni di comodità che di sicurezza.

✈ SI PARTE! 
    DURATA DEL VOLO E ARRIVO A LIMA

Per raggiungere il Perù la durata del volo non è indifferente. Noi abbiamo fatto scalo a Madrid, partendo da Venezia, e dalla Spagna le ore di aereo sono circa 12. Considerato il fuso orario (7 ore in meno rispetto all'Italia), quando arriverete sarete abbastanza scombussolati. Approfittate per dormire il più possibile la prima notte (cercate quindi di non dormire in aereo se partite al mattino) perché il ritmo del viaggio sarà serrato, per vedere quanto più possibile.

Al nostro arrivo a Lima erano circa le 19. Qui ci ha dato il benvenuto la nostra prima guida, Sebastián, che con un transfer privato ci ha portato al nostro hotel per le prime due notti: Aloft Miraflores. Un albergo molto bello e moderno, con piscina interna, situato nella zona più recente di Lima, Miraflores.

Sebastián ci ha dato un'infarinatura generale del nostro viaggio, dandoci qualche consiglio pratico ed elencandoci le tre cose che bisogna assolutamente fare in Perù:
  1. Svegliarsi presto
  2. Prendere peso 😋
  3. Vedere Machu Picchu
😍

Random tips:
  • Se nessuno vi attende fuori dall'aeroporto, fate molta attenzione perché regna il caos: ci sono tassisti letteralmente dappertutto che cercano di richiamarvi. La nostra guida a Lima ci ha detto di evitarli il più possibile, sempre per ragioni di sicurezza.
  • Al vostro arrivo in Perù, ricordate di fare un po' di scorta di soles, la moneta peruviana. Nelle grandi città infatti è possibile pagare col bancomat, ma è importante avere qualche contante per le piccole spese o soprattutto per quando vi addentrerete nei paesini più piccoli.

1° TAPPA: LIMA, LA CAPITALE 

La nostra guida per il primo giorno a Lima è stata Olinda, limeña doc, accompagnata dal prode autista Manuel che si è destreggiato nel terribile traffico della capitale.

Con loro, abbiamo visitato i punti più importanti della città:
  • La Cattedrale di Lima, che fu fondata insieme alla città dal conquistador Francisco Pizarro. Pizarro è un personaggio divisivo in Perù e lo si capisce da come le guide parlano di lui. A Lima Olinda ne ha parlato bene, apprezzandolo per il suo ruolo di fondatore della città. A mano a mano che ci si addentra verso Cuzco invece, Pizarro diventa un personaggio odiato, il saccheggiatore, colui che ha cancellato secoli di storia in un secondo, depredando intere città e popoli. Onestamente tendo ad empatizzare più con questa seconda fazione. A Lima invece Pizarro è un personaggio importante e lo si intuisce dal fatto che la cattedrale, molto spoglia e minimalista a causa dei diversi interventi di ricostruzione avvenuti negli anni, risulta al contrario ricchissima in oro e mosaici nella cappella a lui dedicata. Qui sono ancora conservate le sue spoglie, tra cui la testa, che parrebbe trovarsi nella piccola urna posta sulla destra della cripta.
  • Il Palacio del Gobierno, ovvero la residenza ufficiale del Presidente Peruviano, che sovrasta l’intera piazza con la sua maestosità. Qui davanti troverete la tradizionale scritta “LIMA” dove è d’obbligo la foto di rito. 😆
  • Casa de Aliaga. Questa è stata una chicca che abbiamo avuto l’opportunità di visitare grazie alla Mistral, i cui vertici sono legati familiarmente ai proprietari di questa antica casa coloniale. La residenza è bellissima, ogni stanza è un mondo a sé con statue, monumenti antichi, quadri e foto di famiglia. Al centro, un grande patio con fontana rende il tutto ancora più suggestivo.
  • Il Museo Larco. In Perù regna questo tipo di musei, ovvero collezioni private fondate e aperte al pubblico da coloro che nel tempo hanno rinvenuto gli immensi tesori delle civiltà inca e preinca. È questo il caso del Museo Larco, fondato da Rafael Larco H. in onore del padre, che raccoglie circa 40.000 ceramiche provenienti per lo più dalla popolazione Mochila. All’ingresso vi darà il benvenuto un bellissimo e rigoglioso giardino, per poi dirigervi verso le tre sale lungo cui si sviluppa il museo: il magazzino, la sala principale e la sala erotica. Non pensate male. 😇 Le sculture conservate nel museo rappresentavano la vita delle antiche civiltà sotto tutti i punti di vista: scene della vita privata (quindi sì, anche amorosa!), pubblica, funerali, malattie, animali, divinità. Non si sa con esattezza a cosa servissero, dal manico presente su quasi ognuno di questi oggetti si ipotizza potessero essere doni funerari, che i partecipanti portavano con sé sulle Ande per recarsi nel luogo del cerimoniale.


Nel pomeriggio Olinda ci ha lasciato autonomi e ci ha consigliato di visitare la zona più moderna di Lima, il quartiere di Miraflores. Qui abbiamo fatto tappa al Parque del Amor, che riconoscerete per la bellissima scultura degli amanti abbracciati, cornice di una meravigliosa vista sull’Oceano Pacifico. Per pranzo ci siamo fermati al centro commerciale Larcomar, che ci ha riportati un po’ in Europa, e abbiamo mangiato al Popular, un ristorante tipico molto buono dove abbiamo preso tacos di pesce e una sorta di riso alla cantonese a base di pollo e uova. Nel pomeriggio abbiamo proseguito la passeggiata recandoci fino al Parque Kennedy, il parco dei gatti: purtroppo chiude abbastanza presto, prima delle cinque, ma si possono comunque incontrare dall’esterno le decine di felini che lo popolano.
A fine giornata siamo rientrati all’hotel Aloft, dove abbiamo sfruttato la piscina interna e il servizio in camera per la cena. 

Random tips:

Nel centro storico potreste imbattervi in alcune signore vestite con abiti tradizionali, che vorranno vendervi le famose caramelle alla coca o alcuni souvenir. Se non vi scoccia, fate qualche acquisto: a voi turisti non cambierà molto, ma per loro qualche sol in più in tasca potrebbe fare la differenza.

2° TAPPA: RESERVA DE PARACAS, MARTE SULLA TERRA 

All’alba del nostro terzo giorno in Perù, Sebastián ci ha accompagnati alla stazione degli autobus de la Cruz del Sur, una delle compagnie di trasporto più famosa del sud-ovest del Perù. Qui abbiamo preso un autobus a due piani che in tre ore e mezza ci ha portati alla riserva di Paracas, la nostra seconda tappa. Questo posto unico nel suo genere rientra senza alcun dubbio nella classifica dei posti che ho amato di più di questo paese.

La riserva si estende per centinaia di ettari tra deserto e oceano. Esatto: un deserto dove non piove praticamente da milioni di anni che sfocia nelle acque imprevedibili dell’Oceano Pacifico. Questa riserva fu la culla della civiltà Paracas e, da quanto ci ha raccontato la nostra guida per questa giornata, il gentilissimo Abel, sono già moltissimi i resti rinvenuti finora di questa popolazione preincaica.
L’impressione che si ha attraversando la riserva e camminando sul suo caratteristico terreno sabbioso-roccioso è quella di trovarsi ai confini di un mondo spopolato e lontano anni luce dal nostro: è un po’ come essere su Marte.


Sono diversi i punti panoramici per ammirare questo incredibile gioiello della natura: la Playa Roja ad esempio, dal caratteristico colore rossastro, dove sopra le vostre teste si libreranno avvoltoi e pellicani; o il punto qui sotto


da cui si può ammirare la Playa dall’alto e dove Abel ci ha fatto lasciare la tradizionale offerta alla Pacha Mama, madre natura, importantissima per le popolazioni preincaiche, inca e per i peruviani di oggi. Secondo Abel, la nostra piccola torretta di pietre, senza acqua né vento a scalfirla, potrebbe resistere lì in piedi per decine e decine di anni (turisti permettendo!). Infine, l’ultima tappa è stata uno dei punti più “lagunari” della riserva, dove colonie di fenicotteri si fermano e si nutrono, regalando una vista straordinaria sul regno animale in libertà.

Al pomeriggio abbiamo avuto un po’ di tempo libero e, nonostante fossimo un po’ tristi nel non avere altri piani per la giornata, quando abbiamo messo piede nel nostro albergo tutti i malumori sono svaniti. Abbiamo infatti alloggiato all’hotel Double Tree by Hilton e ragazzi: che bellezza. Non solo per la struttura in sé, che è davvero incredibile, ma anche per la piscina, che precede un piccolo lido ai piedi dell’oceano dove abbiamo potuto vedere da vicinissimo i fenicotteri della riserva. Qui ci siamo un po’ goduti quella che poi è stata nella pratica la nostra luna di miele, ed è stato bellissimo ammirare il tramonto sulle rive dell’Oceano Pacifico.


3° TAPPA: BALLESTAS E HUACACHINA, TRA OCEANO E DESERTO 

La mattina seguente la nuova guida, Pedro, ci ha portati nel piccolo centro di Paracas, da dove partono le motobarche per le escursioni alle isole Ballestas.

Poter fare quest’escursione è stato per me un privilegio. Mi è sembrato surreale partire con questa piccola barca e navigare sull’Oceano Pacifico fino a raggiungere questo gruppo di isolette situate a pochi km dalla costa di Paracas. Questo arcipelago offre uno spettacolo naturalistico meraviglioso: decine di leoni marini, migliaia di uccelli, colonie di pinguini humboldt. Nel tragitto abbiamo avuto anche l’immensa fortuna di imbatterci in un gruppo di delfini: l’emozione è stata indescrivibile, mi sono sentita incredibilmente fortunata di poter ammirare tutta questa bellezza.
Un tempo in realtà queste isole ospitavano molti più animali. È nota ad esempio La Maternidad, una piccola spiaggetta dove i leoni marini portano i loro cuccioli da novembre a marzo per poterli svezzare. Ad oggi purtroppo le colonie di animali sono meno numerose, si pensa a causa degli effetti del Niño, le cui correnti rendono più inospitale questa zona.

Le isole Ballestas sono disabitate, eppure qua e là troverete delle installazioni particolari: queste servivano per l’estrazione del guano, che altro non è che la coltre di escrementi di uccelli di cui sono coperte le pareti rocciose di questo piccolo arcipelago. Il guano era prezioso nel secolo scorso, in quanto venduto dal Perù in Europa e America come fertilizzante naturale. Quindi se vedete uno strano colore biancastro in alcuni punti delle isole... sapete di cosa si tratta. 😆

Un’altra attrazione che rende celebre l’escursione alle Ballestas è il Candelabro. Un vero e proprio mistero, proprio come le sue cugine a Nazca; di questo disegno visibile sulle dune del deserto di Paracas ad oggi non si sa ancora molto. C’è chi dice possa essere un geoglifo a tema religioso, ma secondo le ultime teorie parrebbe trattarsi della rappresentazione di un cactus, pianta molto cara alle popolazioni antiche, da cui esse ricavavano una sostanza allucinogena usata sia come droga che come anestesia durante gli interventi di trapanazione del cranio, una pratica molto diffusa tra i preincaici.


Dopo pranzo abbiamo conosciuto la nostra quarta guida, una delle nostre preferite: la giovane Shirley. Con lei abbiamo fatto tappa in uno dei posti che non erano previsti nell’itinerario, ma che grazie ad un fortunato cambio di programma siamo riusciti a far aggiungere: l’Oasi di Huacachina, ad Ica.

A circa un’ora di auto da Paracas, quest’oasi è una delle poche rimaste nel paese. Di origine naturale, ma ad oggi mantenuta artificialmente, anche questa è stata una tappa senza precedenti.


Come moltissimi luoghi in Perù, anche questo porta con sé un’antica leggenda: si dice infatti che il lago siano le lacrime di una sirena, che un giorno, fuggendo dall’ennesimo corteggiatore, si rifugiò in una foresta di guarango (alberto tipico della costa peruviana) e inciampando cadde, trasformandosi: i suoi vestiti divennero dune del deserto, i suoi capelli radici di guarango e le sue lacrime, appunto, le acque di quest’oasi. Ancora oggi la fanciulla tormenterebbe coloro che provano a navigare le acque dell’oasi. Peccato però che i pedalò siano arrivati fin qui. 😁

L’oasi di Huacachina è nota anche per essere un pit stop famoso per chi vuole praticare sand boarding. E noi come potevamo rinunciarci? Ai piedi delle dune ci sono vari baracchini che affittano a pochi soles le tavole da sand boarding assieme ad una candela di cera, per rendere la tavola più scivolosa e librarsi più facilmente in discesa nel deserto. È stato davvero molto divertente, nonostante io non sia mai riuscita a scenderle in piedi, ma sempre da seduta 😆 e faticoso, perché per trovare delle belle discese, occorre inerpicarsi in salita sulle dune. Per i più furbi, si possono noleggiare anche dei quad che ti portano fino in alto. Preparatevi, perché finito lo spasso sulle dune, vi sarete imbarcati nelle scarpe talmente tanta sabbia che io ancora oggi, a mesi di distanza, quando le uso ne trovo ancora. 😅


Concluso il sand boarding, abbiamo fatto un’ultima passeggiata nell’oasi al calar del sole e ci siamo diretti verso il centro di Ica: qui abbiamo preso l’autobus delle 19.30 per Nazca, dove siamo arrivati alle 23 circa, fermandoci all’hotel Casa Andina per la notte.

4° TAPPA: NAZCA, IL MISTERO DELLE LINEE 

La tappa di Nazca è stata quella meno organizzata dal tour Mistral, perché stranamente ci hanno lasciato il giorno libero, senza guida. Eppure, ce ne sono di cose da vedere in questa città! Dobbiamo ringraziare la guida di Ica, Shirley, che ha organizzato per noi un tour con Manuela, una guida locale sua amica, con la quale siamo riusciti a vedere i siti più significativi di Nazca.

Dopo aver trascorso una mattinata tranquilla tra l’hotel e il centro di Nazca, e dopo aver pranzato al ristorante Mamashana, alle 14.30 con Manuela siamo entrati nel vivo della visita.

La prima tappa è stata la casa-museo di Maria Reiche, la ricercatrice tedesca che ha dedicato 50 anni della sua vita alla scoperta e poi allo studio delle linee di Nazca. Il centro museale raccoglie suoi effetti personali, scritti e mappe; qui potrete vedere anche la piccola camera dove la Reiche ha trascorso buona parte della sua vita, nonché l’auto che utilizzava per spostarsi nella pampa.


Le linee di Nazca furono scoperte casualmente da alcuni aerei agricoli all’inizio del ‘900, e fu poi la Reiche con il suo team a studiare e catalogare ognuno di questi enormi disegni. La professoressa si sentiva profondamente legata alle linee, e fu soprattutto la scoperta della scimmia a farle credere di essere destinata a quest’eredità preincaica. La Reiche infatti, proprio come questo disegno, aveva solo 9 dita.

E’ ancora grande l’alone di mistero che circonda le linee di Nazca: perché e come furono create? L’ipotesi più veritiera è che siano state una creazione della civiltà Nazca che abitava su questo territorio. Dotati di uno straordinario ingegno per la loro epoca, si sarebbero serviti di progetti in scala e diversi sistemi di corde e paletti per mettere a punto questi disegni. Le linee hanno diverse forme: figurative (la rana, la scimmia, la lucertola, il guarango) o puramente geometriche (rette, trapezi, triangoli). Si stima che in totale siano più di un migliaio. Il loro significato non è ancora chiaro, si pensa che avessero un carattere propiziatorio, data anche la presenza di resti di altari e ofrendas soprattutto in prossimità delle linee geometriche.


E come hanno fatto a resistere per tutti questi anni? Il segreto sta nel tipo di terreno e di clima. La superficie liscia e piatta della pampa rappresentò il luogo ideale per realizzare i disegni: i loro creatori pulivano lo strato superficiale della terra, fino ad esporre a poca profondità lo strato geologico inferiore di un colore molto più chiaro, ideale per far risaltare le forme. L’assenza di pioggia ne ha permesso la conservazione in tutti questi anni. La “pulizia” delle linee ad oggi non è artificiale, ma avviene tramite dei mulinelli naturali che come per magia passano sopra le linee rendendole ancora nette e riconoscibili. Vederlo dal vivo è stato incredibile!

Immagino saprete che alle linee di Nazca sono legate anche molte teorie UFO che vedrebbero gli alieni come autori di questi disegni. Ovviamente è un’ipotesi discutibile, ma Manuela ci raccontava che il motivo di ciò è che lungo alcuni caminos, cioè le linee rette che la popolazione nazca utilizzava per orientarsi e ritrovare i disegni, ci sono alcuni punti in cui sembrerebbero essere totalmente assenti tracce di impronte umane.

Due sono i modi per ammirare le linee di Nazca: in elicottero o attraverso i vari miradores. Il sorvolo con l’elicottero costa circa 100€ e si fa di solito al mattino. Noi abbiamo preferito evitarlo perché abbiamo sentito di moltissimi incidenti, quindi non ci sentivamo molto sicuri nel farlo. Abbiamo invece preferito la seconda opzione.

Esistono due miradores:
  • Uno artificiale, costruito nel 2020 davanti al primo (e più basso) mirador voluto dalla Reiche per permettere a chiunque di vedere le linee. L’ingresso al mirador è di circa 3 soles e dopo qualche rampa di scale potrete vedere i primi tre grandi disegni: la lucertola, tagliata a metà dalla statale panamericana (i costruttori all’epoca ancora non si erano accorti di quest’importante scoperta), la rana e il guarango.
  • Uno naturale, formato da una serie di collinette di sassi su cui si trova il disegno del gatto e da cui si possono vedere chiaramente tutte le altre forme geometriche: trapezi, caminos, ecc.

Dopo le linee, la terza e ultima tappa della visita con Manuela sono stati gli Acueductos de Cantalloc. Di questi non avevamo mai sentito parlare, e sono stati una sorpresa bellissima. Con 2,5 soles, potrete vedere quest’incredibile opera di ingegneria idraulica realizzata dalla popolazione Nazca, che viene tuttora utilizzata per il recupero dell’acqua. È assurdo pensare a come un sistema così efficiente sia stato creato da popolazioni vissute così tanto tempo fa: tunnel e canali fatti di pietre e legno di guarango interrotti dagli scenografici respiradores, spirali che permettono una migliore ossigenazione dell’acqua. Pensate che Manuela si è riempita la borraccia in uno di questi!


Concluso il tour con Manuela, abbiamo passato un’interminabile serata in attesa di un’ancora più interminabile viaggio in autobus che, alle 23.10 è partito alla volta di Arequipa, dove siamo arrivati dopo 11 ore di tragitto. 😀

5° TAPPA: AREQUIPA, LA CITTA’ BIANCA 

Alle 10.30 di mattina siamo finalmente arrivati ad Arequipa, addentrandoci un po’ di più nelle Ande a 2335 metri di altitudine. Qui ad accoglierci c’era Edwin, la nostra carinissima guida per la Ciudad Blanca. Dopo esserci rinfrescati in hotel (la Casa Andina), abbiamo quindi cominciato la nostra visita di quella che è la seconda città del Perù per dimensione ed importanza strategica.

Siamo partiti dal bellissimo Monasterio de Santa Catalina, edificio di epoca coloniale ancora oggi abitato da una comunità di monache che ne occupa la parte più moderna. Il monastero è un luogo magico e silenzioso e ogni chiostro, arco e stanza ha un fascino caratteristico: a cominciare dai colori, rosso ocra, bianco e blu, fino alla storia nascosta dietro ogni camerata, dove si trovano esposti oggetti ed effetti personali delle monache che vi hanno abitato nei secoli scorsi. Da una sue delle terrazze, si ha inoltre una vista a 360° dei tre vulcani attivi che circondano Arequipa: il Misti, il Chachani e il Pichu Pichu. Il monastero saluta infine i suoi visitatori con i giardini, dai sistemi di irrigazione quasi scenografici e moltissime piante: alberi di avocado e addirittura di stelle di natale, che io ho sempre e solo visto sotto forma di piccola piantina ma che qui crescono rigogliosi.

Più tardi abbiamo fatto tappa alla Plaza de Armas, piazza importantissima dove il 15 agosto del 1540 venne fondata la città. Al lato della piazza, potrete ammirare anche la Cattedrale.

Per pranzo Edwin ci ha portato a mangiare un panino al “La Lucha”, una catena di fast food locale in cui abbiamo mangiato molto bene, assaggiando anche una birra tipica.


Nel primo pomeriggio abbiamo visitato il Museo Santuarios Andinos, che conserva uno degli incredibili ritrovamenti fatti dagli esploratori sugli impervi sentieri delle Ande: la mummia Juanita. Juanita è il corpo ibernato di una ragazzina di 12 anni che nel 1400 venne presumibilmente offerta in sacrificio dai membri della sua comunità. Ad oggi, è la mummia meglio conservata mai trovata nelle Americhe. Trovata sepolta nel ghiaccio, che le ha permesso di conservarsi così bene fino ad oggi, oggi Juanita riposa in una teca di vetro a decine di gradi sotto zero. È così che è ancora possibile vedere i suoi capelli, il suo scheletro, gli abiti che portava al momento della sua morte.


Dietro a Juanita si nasconde una tradizione di capacocha lunga secoli: questi riti sacrificali erano fondamentali per gli inca, per ingraziarsi le divinità di acqua e terra e purtroppo spesso interessavano i bambini, immolati per la loro purezza.

L’ultima tappa del nostro tour di Arequipa è stata la Chiesa della Compañía de Jesús, costruita tra il 1500 e il 1600 dall’ordine dei Gesuiti. Sia la facciata che l’interno della chiesa sono incredibilmente ricchi e belli; richiamano l’attenzione il tradizionale stile barocco (comune sulle Ande peruviane) e la Cappella di San Ignacio con le sue pitture murali a tema tropicale, che svelano come gli indigeni, obbligati dai conquistadores a lavorare sulle nuove costruzioni a carattere occidentale, finissero comunque con dipingere figure a loro familiari.


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Concludo così la prima parte del mio indimenticabile viaggio in Perù! 
Cliccate qui per la seconda parte: le Ande, la Valle Sacra... Machu Picchu. 😍

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